sabato 24 aprile 2010

Siamo Donne

Siamo Donne
7 marzo 2010



5 DOMANDE A… ELISABETTA BUCCIARELLI
FLASH SUL MONDO DELLA CULTURA E DELL'ATTUALITÀ — DI MICHELA FRANCO CELANI 
Si è aggiudicata il prestigioso premio ‘Franco Fedeli’ per giallisti, promosso dal Siulp, il sindacato italiano unitario dei lavoratori di polizia, per il libro “Io ti perdono” con le seguenti motivazioni: “114 capitoli brevi e densi. Due indagini parallele al centro del libro: una storia di abusi sessuali su bambini in un piccolo paese della Val d’Aosta e un «mucchietto di ossa», rinvenuto in un capannone industriale alla periferia di Milano, cui deve essere attribuita una identità.
Con un linguaggio asciutto, senza orpelli, giocato anch’esso su un duplice registro (secco e referenziale, vicino a quello della cronaca giornalistica, quando parla dell’inchiesta milanese; evocativo, quando i percorsi dell’indagine si intrecciano con i ricordi e i sentimenti della protagonista), Elisabetta Bucciarelli esplora i molteplici volti, anche quelli oscuri e minacciosi, del femminile. …”
C’è abbastanza materiale per suscitare tutto il nostro interesse e bloccare al volo la scrittrice, tra un impegno e l’altro.

Non solo scrittrice ma anche giornalista specializzata in psicologia e arte, saggista, sceneggiatrice di teatro, televisione e cinema, vincitrice di un premio prestigioso che in passato è andato a scrittori come Camilleri, Lucarelli, Perissinotto… Sembra un po’ troppo per una giovane donna: insomma, quanti anni ha, artisticamente parlando?
Ho iniziato presto e sperimentato molte applicazioni della parola scritta. Credo, soprattutto, di non aver ancora finito. Alcune strade sono state obbligate, come il giornalismo. Mi hanno aiutato a mantenere la mia passione per il teatro e la narrativa che sono le mie vere affinità elettive. Solo da qualche anno riesco a dedicarmi completamente alla scrittura di libri e racconti e spero di riuscire a farlo ancora per molto tempo.
Il Suo ultimo libro, “Io ti perdono”, segue “Happy hour”, “Dalla parte del torto”, “Femmina de luxe”, tutti ambientati in una Milano raffinata e corrotta, che ama il lusso, il sesso estremo, l’eleganza da esibire ad ogni costo. Qual è il Suo rapporto con la città?
Sono nata e cresciuta a Milano. La frequento da tanto tempo. Ho imparato a conoscerla attraverso i suoi momenti più drammatici. Il periodo delle brigate rosse, quello di tangentopoli, fino ad arrivare al vuoto degli happy hour. Ho provato ad allontanarmi, trasferendomi in un’altra città. Ma al settimo anno sono dovuta rientrare. Mi piace la sua dimensione straniante. Il suo essere elegante ma allo stesso tempo popolana. A volte mi fa paura altre mi consola. E’inquinata e caotica, ma la sento familiare. Trascorro moltissimo tempo in casa e sapere che fuori c’è Milano mi rende sopportabile qualsiasi isolamento.
Come ci si sente nei panni della nuova signora del noir?
Racconto le mie storie, che sono nere. E’ vero. Cerco di rappresentare il tempo in cui vivo, senza dare tutto per scontato e, soprattutto, cercando di evitando di creare delle mitologie. Non voglio fare paura e nemmeno amplificare la voce dei delinquenti (finti o reali). Sto con le vittime e con i deboli. Questo è un modo di fare nero senza annerire ciò che rimane di bianco. In altre parole, guardo in faccia le cose che non vanno bene e le chiamo con il loro nome. Ma senza indugiarvi, piuttosto cercando di trovare delle risposte per smarcare il negativo che esiste. Il mio non è un ottimismo imbecille, ma un realismo consapevole che punta a trovare delle soluzioni ponendo le domande giuste. In questi panni (molto difficili) mi sento molto bene.
Che cosa c’è di Lei in Maria Dolores Vergani, l’ispettrice di polizia protagonista dei Suoi romanzi?
Qualche libro fa avrei risposto che Maria Dolores è agli antipodi della sua autrice. Adesso, invece, riconosco alcune mie debolezze. L’ostinazione e il pensiero complesso. Mi riconosco anche nella sua ostinazione a cercare la verità delle cose e nel forte senso di amicizia. Invece non sceglierei mai di affrontare le sue due professioni: la psicologa e l’ispettrice. Troppa vicinanza con il male e con la sofferenza. E neppure riuscirei a sostenere la sua vita da single. Ho paura di troppe cose, lei invece di pochissime.
Indichi alle lettrici del nostro magazine almeno tre buoni motivi per cui dovrebbero acquistare i Suoi libri.
Credo che i miei libri, soprattutto “Femmina de luxe” e “Io ti perdono”, possano offrire alcuni spunti di riflessione sul femminile, desideri disattesi, piano di realtà troppo distante dalle nostre fantasie, legami affettivi che non riusciamo più a vivere con la disinvoltura che vorremmo.
Poi c’è l’aspetto emotivo delle vicende narrate. Che passano sempre dal corpo e dai sentimenti.
Infine, ci sono le storie. Che sono amare ma quotidiane. Piccole epiche che possono riguardare tutti. E in cui mi piacerebbe che le lettrici potessero rispecchiarsi, allontanarsi e imparare a difendersi. (E raccontarmi che cosa ne pensano cercandomi sul blog www.iotiperdono.blogspot.com)
http://www.wikio.it