lunedì 8 giugno 2009

Lifegate

Libri arte spettacolo
Io ti perdono
28 maggio 2009
Qui l'originale


“Ma poi? Si riesce a stare in pace? Perdonare e dimenticare il torto e chi l’ha commesso, se stessi e le proprie mancanze?”
“Solo Dio può perdonare il peccato. L’uomo, se riesce, può arrivare al massimo a perdonare il peccatore.”

Arianna è sparita. Rapita nel bosco. Come è successo ad altri bambini nella valle.
Altri bambini che sono stati sottratti alle loro famiglie e poi liberati. Liberati con un grosso peso sul loro corpo, sul loro cuore. Qualcuno che li viola, per poi lasciarli liberi. Per modo di dire, dato che questi piccoli a stento si libereranno dal dolore, dal ricordo indelebile del buio.
Il prete del paese chiama Maria Dolores Vergani, l’ispettore. Si conoscono da tempo i due perché la donna ha trascorso le sue vacanze d’infanzia lì, in Valle d’Aosta. C’è qualcosa di strano nel prete. Sa, ma non vuole (o non può?) dire. Vuole che l’ispettore si reintegri nell’ordine medico come psicologa e che aiuti la madre della piccola Arianna. Perché non si vuole confidare con lei, semplicemente? Perché continua a parlare di perdono?
Nella valle abusi e rapimenti, famiglie disperate convinte a non denunciare. Omertà, troppi silenzi. In città, a Milano, dove la Vergani vive, traffici di prostitute, un cadavere, un pazzo “trinciacapelli”. Donne dai lunghi capelli si siedono sull’autobus e… zac: le chiome diventano asimmetriche e il colpevole fugge col suo trofeo stretto tra le mani! 
Nella Valle un presente incomprensibile. Un passato dai contorni sempre più ambigui.
In città un passato insoluto che ha continuo riverbero sul presente. La Vergani alle prese con un amore autentico etereo e uno reale (umano, troppo umano) che ogni giorno tenta di riesumare.
Uno scandaglio nel profondo questo romanzo. La Vergani emerge in queste pagine con un suo lato più personale, più intimo. Cerca di capire innanzitutto se stessa, si mette a nudo. E sappiamo bene quanto è difficile farlo.
Molto bello questo ultimo romanzo di Elisabetta Bucciarelli. Stile incalzante, rapido, visivo. Sequenze brevi, dialoghi serrati. 
Ironia e umorismo rendono ancora più umani i personaggi. Ecco, è un libro sull’umano. Sull’uomo, le sue debolezze, le sue paure, la sua incompletezza, il suo bisogno di andare oltre. Sull’uomo che chiede perdono. Come se bastasse il perdono…

Silvia Passini
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