sabato 25 aprile 2009

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Io ti perdono
17 aprile 2009

Qui l'originale


E oggi è con me Elisabetta Bucciarelli, giovane, forte, fragile donna e scrittrice. Per sapere tutto di lei, basta cliccare qui. 
Ho amato molto Femmina De Luxe (PerdisaPop, pagg. 120, 9 euro) di Elisabetta. Il sette maggio sarà in libreria il suo ultimo romanzo, Io ti perdono (Colorado Noir - Kowalski, pagg. 224, 14 euro), e sono curiosissima. Ecco perciò cinque domande per conoscere Elisabetta e scoprire in anteprima qualche segreto di Io ti perdono. 

In quest'ultimo romanzo tornano le indagini di Maria Dolores Vergani. Iniziamo da lei. Chi è questa detective-psicologa? Raccontaci i suoi primi passi e la sua vita fino alle prime righe di Io ti perdono
Maria Dolores Vergani è una donna che di professione fa l’ispettore di Polizia. Sta in piedi da sola e vive del suo lavoro. Grazie e per colpa di ciò che fa durante le sue giornate, riflette, soffre, sorride e si modifica. Ho scelto di raccontarla in uno spaccato di vita tra i 30 e i 40 anni, età in cui si fanno i primi bilanci, ci si confronta con il mondo, si mettono alla prova le proprie convinzioni e vacillano le ideologie. Il corpo femminile cambia e anche l’anima ha una maggiore permeabilità, sia all’amore che al dolore. La Vergani è piuttosto rigida, idealista, pura nelle sue speranze e nelle aspettative. Questo le costa parecchio, perché, come succede nella vita vera, il confronto con il piano di realtà è spesso inesorabile. Uomini sbagliati, rapporti complessi e complicati, difficoltà a prendere coscienza dell’impossibilità delle relazioni. Se da un lato è appuntita e fastidiosa, dall’altro è profonda e comprensiva. Ha un senso dell’amicizia fortissimo. Massima comprensione per le menti malate dei colpevoli. Un senso di giustizia che assomiglia più a un’autentica ricerca della verità, quella che non risparmia nessuno e fa sentire tutti, se ne hanno coscienza, un po’ dalla parte del torto. Ma è anche un personaggio surreale. Nel senso che esce volentieri dalle trappole del qui e ora. Ama l’Arte, e cerca di astrarsi dal male del mondo proprio attraverso la bellezza. La bellezza come valore etico non solo estetico. Per lei le contaminazioni del bello sono come cicatrici ed è convinta che frequentando la bruttezza (esteriore e interiore, non fa differenza) si può solo patire e abbruttirsi. Le indagini che Maria Dolores Vergani compie non sono che lo specchio e l’occasione per la sua personale indagine interiore. A volte mi chiedo come sarebbe se facesse un altro lavoro, forse avrebbe meno occasioni forti per porsi domande difficili o trovare risposte fondamentali, ci metterebbe un po’ di più ad arrivare alle stesse conclusioni, ma alla fine il percorso di consapevolezza del femminile, che ho urgenza di scandagliare, sarebbe identico. Come dice lei: “Un trauma, spesso, vale più di 100 sedute di psicoanalisi”. 

Sbirciando la trama sul blog, Maria Dolores indaga nel mondo sotterraneo della prostituzione e su una denuncia di scomparsa di un bambino. Quanto la cronaca è importante quando cominci a scrivere un nuovo romanzo? 
Ci sono avvenimenti, fatti, dettagli di cronaca che diventano per me delle vere ossessioni. Ma non sono i complotti, gli intrighi, le stragi, i temi internazionali, la mafia o gli scandali. Sono solo dettagli. Un uomo che attacca feci alle cabine del telefono. Un gruppo di prostitute tutte imparentate tra loro che truffano i clienti. Una ballerina zoppa da una gamba e cieca da un occhio che riscuote successo con la lap dance. Una giovane bella e intelligente che muore per una liposuzione. Queste sono esistenze che già di per sé sembrano parabole. La mia personale “epica” passa dal piccolo per raccontare le cose “grandi”. Non so se ci sono ancora riuscita ma questo è l’obiettivo. 

Insieme a Maria Dolores c'è un'altra protagonista ricorrente nei tuoi romanzi: Milano. Lo trovi un limite quando ti definiscono una scrittrice milanese... o è solo un valore aggiunto.... 
Milano è depredata, ha centinaia di pesci carnivori e iene e avvoltoi che mangiano ciò che rimane. Di uno splendore antico, architettonico e culturale. Del racconto di ciò che si vede. Del suo passato e del suo presente di grandezza e generosità. Che ha radici, non è solo superficie. Quando scrivo di lei non posso fare a meno di enfatizzarne certi aspetti e di raccontarla come la conosco. Ho ancora da dire. Milano si può vivere da fuori e da dentro. Si può guardare e si può, invece, sentirsela scorrere nelle vene. Devi aver avuto paura però. Devi averla temuta. Sentita fuori controllo. In questo è un simbolo, epica anche lei. Racconto Milano per dire altre cose. Ma non solo Milano. Anche le sue mille “esportazioni”. Ci sono piccole e grandi Milano ovunque. E’ un luogo interiore ma che ha una specifica geografia. 
Milano, credo, non si possa capire se non si è passati per le rovine di Piazza Fontana, o immersi nel periodo delle Brigate Rosse, o straziati da tangentopoli. Queste sono etichette, ma il quotidiano è stato un vero Luna Park, una palestra dell’orrore e della vergogna. Ha modificato la visuale di molti di noi, piccoli e grandi. Comparse o, nostro malgrado, protagonisti. Abbiamo visto e vissuto in tanti sulla pelle. Questa è la profondità delle cose, la superficie è la fiction, che deve (a mio parere) parlare di altro, di cose piccole, per ritornare a quelle grandi. 

Io ti perdono di Elisabetta Bucciarelli, sarà il primo romanzo pubblicato da ColoradoNoir e Kowalski editore. Raccontaci qualche retroscena della nuova collana. 
Io ti perdono esce a doppio marchio, Colorado Noir/Kowalski. Inaugura una nuova linea editoriale in seno al gruppo Feltrinelli editore. La sinergia dei due marchi porta a guardare sia il contenuto letterario di un libro che quello cinematografico. Colorado Noir ha opzionato i diritti cinematografici di Io ti perdono e sta realizzandone il booktrailer. (Sono molto curiosa… ;o) 

Sei una giornalista, lavori per Booksweb.tv, televisione culturale on line, collabori alla stesura di testi teatrali, curi il tuo blog (sbucciature) e giri per l'Italia per presentare i tuoi libri (Per Io ti perdono hai già un calendario fitto di appuntamenti da Como, aTorino, a Salsomaggiore). Ma quante ore ha una tua giornata? Quando trovi il tempo per scrivere? Svelaci un segreto, un trucco e un rito? 
Scrivo tutti i giorni. Anche se non tutti i giorni quello che scrivo rimane… e tendo sempre più a fare una cosa per volta (non è stato sempre così, come sai non si vive facilmente di sola scrittura). Ora la narrativa riesce finalmente ad avere il peso maggiore, ma non smetto di scrivere soggetti e sceneggiature. Booksweb.tv è invece quasi una divertente “missione”. Parlo di libri (ne leggo una quantità impressionante) e, per scelta, quasi esclusivamente di autori italiani. Un segreto per continuare a scrivere? E’ dentro alla parola passione, ma non so spiegarlo. Un trucco è costringermi alla costanza. Sono caotica e disordinata. Devo legarmi alla sedia e impedirmi di perdere tempo. Un rito: fare spazio. Dentro, soprattutto. Fuori, allontanandomi dalla negatività di cose e persone. Sulla mia scrivania: mettendo in ordine. Per me una delle cose più difficili, in assoluto, della vita.

Cristina Zagaria

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